Social media a quattro zampe – Il caso di Hope for paws

Alzi la mano chi non ha mai avuto uno di quei momenti in cui si fissa lo schermo del pc scrollando la home di Facebook maltrattando il mouse perché non si ha niente da fare. Ecco. Un momento come quello durante le giornate capita a tutti: a me di sicuro di frequente.
Pochi giorni fa – appunto durante uno di questi momenti – mi sono imbattuta nel classico post su Facebook con titolo “arraffa-visite” (Guarda la storia di Miley, il cane salvato dalla discarica, o qualcosa di simile) e relativa immagine strappa lacrime. Ora. Non so voi, ma io davanti a queste apparenti trovate per guadagnare click, di solito passo oltre: ma diciamolo, davanti alla sofferenza degli animali chiunque si scioglie, anche Chuck Norris. Complice il momento di ozio, ho cliccato sul link e mi sono guardata il video (preparate i fazzoletti).

Lo so, probabilmente vi starete chiedendo che piega potrebbe prendere questo post: no, non voglio farvi un’analisi sulla viralità degli animali nel web, ve lo risparmio. Ho deciso per questo argomento perché – sarà l’atmosfera da “siamo tutti più buoni” – quando ho visto quel video ho capito che c’era molto di più di quello che credevo, dietro la storia di Miley e dell’uomo buono che l’ha salvata.

La faccio breve: l’uomo buono in questione si chiama Eldad Hagar, insieme alla moglie Audrey ha fondato una ONLUS che si chiama Hope for paws.
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Hanno sede in California e la loro missione è salvare dalle strade i cani abbandonati o vittima di abusi, nutrirli, risanarli e poi trovare loro una casa per la vita. Vivono con le donazioni e con il ricavo che ottengono dalla vendita del “lucky leash”, ovvero la replica del guinzaglio fortunato che Eldad usa per prendere i cani per strada (e spesso non senza difficoltà). Cooperano con altre associazioni americane che abbiano lo stesso fine e salvano centinaia di cani in un anno. Cos’hanno quindi di diverso rispetto alle altre onlus? Hanno fatto dei social network il loro mezzo principale di comunicazione e sono riusciti a diventare l’associazione più famosa del mondo: pensate solo che il video di Miley ha fatto dieci milioni di visualizzazioni in dieci giorni. Ha parlato di loro anche l’Huffington Post, sono stati in home page su Yahoo per giorni, il canale youtube ha 210mila iscritti. In un pomeriggio mi sono guardata 40 video filati degli straordinari salvataggi, di cui almeno cinque sono stati segnalati all’associazione tramite la pagina Facebook.

Hope for paws piace perché – nonostante l’immensa visibilità che hanno acquisito – i due fondatori restano nell’ombra: di Eldad si sa pochissimo, non appare mai in tv e non rilascia interviste, eppure il protagonista indiscusso è sempre lui, che rischia la vita per calarsi in una buca di 3 metri per salvare i cuccioli che ci sono caduti dentro. La gente lo ringrazia su Facebook, condivide con lui le proprie esperienze pur senza conoscerlo, gli segnala cani da salvare, articoli di giornale che riguardano l’associazione. Eldad ricambia condividendo col suo pubblico le storie dei cani che salva, che diventano subito un po’ di tutti.

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Ho scoperto con piacere il caso di questa onlus e continuerò a seguirlo con passione non solo per quello che fanno, ma anche per il “come”: sfruttano i mezzi che io stessa uso per lavoro, ma li usano per fare del bene.
Sono cose che risanano l’umore. E non solo sotto Natale.

Martina Aldegheri
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